Aspide. Gomorra in Veneto - Legalità e impresa" - Il coraggio di fare impresa: la testimonianza di Tiberio Bentivoglio
Il 22 ottobre 2025 la 5C e la 5D, su iniziativa della prof.ssa Zaira Cicoria ( con la collaborazione del prof. Cristian Infante) hanno partecipato all’evento "Aspide. Gomorra in Veneto - Legalità e impresa" - Il coraggio di fare impresa: la testimonianza di Tiberio Bentivoglio" presso la Camera di Commercio di Milano.
Dapprima gli studenti hanno assistito ad uno spettacolo teatrale della compagnia Archipelagos Teatro intitolato "ASPIDE - Gomorra in Veneto" che mette in scena la vicenda dell'omonimo gruppo criminale mafioso che ha operato a Padova tra il 2009 ed il 2011 in danno, tra l'altro, di 130 imprenditori sia veneti che di altre regioni italiane.
Si tratta del gruppo affiliato ai Casalesi che con Aspide prestava denaro con tassi d’interesse impossibili, minacciava e picchiava a sangue i creditori insolventi, e li costringeva a cederle le loro attività tramite dei prestanome. Lo spettacolo ricostruisce il modus operandi dell’associazione, tra intercettazioni, parole del giudice e degli imputati. Si focalizza in particolare sulla storia di Rocco Ruotolo, che in un clima di omertà e terrore denuncia e collabora con la polizia, infiltrandosi nell’associazione e diventando persona fidata del boss. denuncia e collabora con la polizia, infiltrandosi nell’associazione e diventando persona fidata del boss.
Successivamente, i ragazzi hanno assistito alla testimonianza dal vivo di Tiberio Bentivoglio.
Una storia, quella di Tiberio Bentivoglio, che inizia nel 1979 quando, giovane laureato, avvia il sogno personale di fare l’imprenditore. Un piccolo imprenditore di articoli sanitari, ortopedici e di puericultura a Reggio Calabria. Nell’aprile del 1992, Tiberio Bentivoglio inaugura quattrocentocinquanta metri quadranti di locale, ma anche il suo rapporto con la ‘ndrangheta. La richiesta è quella del pizzo. “Non è facile – ha raccontato Bentivoglio ai giovani intervenuti per ascoltare la sua testimonianza – cacciare i mafiosi. Si soffre moltissimo prima di prendere una decisione del genere nei nostri territori. Siamo stati puniti”. A luglio, il primo avvertimento: il locale viene razziato. La denuncia non procura l’effetto sperato e Bentivoglio capisce subito di essere solo. Solo con una moglie che lo accompagnerà fino ad oggi in questa sua/loro scelta di vita, e con i figli, “che ringraziando Dio oggi condividono questa scelta”. “Resistere e riparare: questi verbi riassumono la mia storia che non è finita e che sto ancora vivendo”, ha spiegato. “il deserto che mi fa paura ancora oggi – ha raccontato ancora – è quello della normale società civile che non riesce a stare concretamente dall’altra parte”. Partono le denunce, le indagini sono difficili, un’intercettazione individua i colpevoli, Bentivoglio si costituisce parte civile e chiede i danni. E ‘la prima volta che un imprenditore, come parte lesa, si costituisce parte civile e chiede un risarcimento alla ‘ndrangheta. Impiega sette mesi per trovare un avvocato: è una donna, madre di quattro figli, l’unica che si prende la responsabilità di affiancarlo nel processo. Un processo che Tra mille difficoltà, si conclude con la sentenza di condanna per tre persone ai sensi dell’art.416 bis del Codice penale: “tutta la città parla di me e un anno dopo, il 9 febbraio 2011, resto ferito in un agguato alla mia persona”. “Attimi – ha sottolineato – che non riesco a descrivere, frazioni di secondo. Chi dice di non avere paura è un bugiardo. Ma non vogliamo più essere vittime di mafia, ma sopravvissuti consapevoli, sopravvissuti allo scempio mafioso e allo scempio dell’isolamento sociale, allo scempio della violenza.”
E la scuola? Noi dell’Oriani Mazzini siamo convinti che la scuola debba svolgere un ruolo centrale nello sviluppo e nella diffusione della cultura della legalità: gli studenti ringraziano per questo progetto formativo volto a sviluppare nei giovani il senso critico, la consapevolezza civica e l’impegno per la legalità in modo che possano diventare protagonisti di un cambiamento culturale duraturo, in un contesto dove la scuola è il primo baluardo di legalità e di costruzione del vivere civile e la formazione professionale, avamposto per educare i futuri lavoratori dipendenti e imprenditori al pieno rispetto dei valori di legalità.

